lunedì 30 settembre 2013

Disoccupati, c'è ancora un mese per evitare la beffa dei rimborsi fiscali


Chi ha perso il lavoro nel 2012 e vanta crediti con il fisco, in base al decreto del Fare potrà utilizzare il 730 invece che il modello Unico: un'opzione che consente di ridurre da oltre due anni a un paio di mesi i tempi per ottenere i rimborsi. Ma a tutt'oggi hanno usufruito dell'agevolazione solo 140mila contribuenti sul totale di quasi mezzo milione stimato dall'Agenzia delle entrate. Soprattutto per un problema di informazione e comunicazione. La scadenza spostata dal 30 settembre al 25 ottobre

di AGNESE ANANASSO
Il governo prima della crisi ha fatto in tempo a varare un provvedimento che pensa ai disoccupati in modo concreto e immediato. Dal 22 agosto è entrata in vigore la norma del decreto del Fare che rende possibile recuperare i crediti Irpef nei confronti dello Stato in tempi rapidi, compilando cioè per la dichiarazione dei redditi relativi al 2012 il modello 730 anziché il modello Unico, come è avvenuto finora. Qual è il vantaggio? Prima dell’entrata in vigore della norma, presentando l’Unico il disoccupato senza nuovo impiego avrebbe dovuto aspettare almeno due anni prima di incassare eventuali rimborsi, dovendo sottostare a lunghe e inutili lungaggini burocratiche. Con il 730 invece i tempi si accorciano nettamente, scendendo a un paio di mesi. Un provvedimento necessario per dare una boccata di ossigeno a chi sta annegando nella disperazione della disoccupazione. Si tratta di una novità importante, arrivata dopo l’allarme lanciato dai Caf, che va a modificare una stortura del nostro sistema fiscale.

Il provvedimento però è stato sfruttato ancora da pochi aventi diritto, come denunciano i centri di assistenza fiscale. Nella finestra che si è aperta dal 2 al 30 settembre per usufruire di questa possibilità,  i Caf hanno elaborato solo 120mila pratiche, un terzo delle 400mila potenziali. Pochissime. "Stiamo contattando i nostri utenti di Unico che hanno i requisiti per passare al 730, ma perché questa opportunità non vada sprecata è fondamentale far arrivare l'informazione al maggior numero possibile di interessati - dice Valeriano Canepari, coordinatore della Consulta dei Caf - . Probabilmente ha influito anche il fatto che la notizia di questa novità sia arrivata a ridosso del mese di agosto, e quindi può darsi che pochi contribuenti abbiano avuto l'informazione e si siano attivati già a inizio settembre. Perciò continueremo a elaborare il 730 anche oltre la scadenza annunciata del 30 settembre, in considerazione del termine ultimo fissato per la trasmissione telematica delle pratiche all'Agenzia delle Entrate da parte dei Caf, che è il 25 ottobre, allargando quindi la finestra per il 730 anti crisi".

Oltre ai Caf ci si può rivolgere anche a intermediari abilitati alla compilazione e all’invio del 730, come consulenti del lavoro, commercialisti, patronati... Possono compilare il 730 invece dell’Unico solo coloro che hanno perso il lavoro nel 2012 senza trovarne un altro e che quindi non hanno più il sostituto d’imposta che gli versi il rimborso in busta paga. Anche chi ha già compilato l’Unico può ripresentare la dichiarazione usando il 730, facendosi annullare l’Unico dal Caf o dal professionista che ne ha effettuato l’invio. Per ridurre ulteriormente i tempi di attesa si può indicare il proprio codice bancario (Iban) all’Agenzia delle Entrate utilizzando il modulo scaricabile dal sito dell’amministrazione stessa (www.agenziaentrate.it). In questo modo l’accredito arriverà direttamente sul conto corrente bancario o postale. 


http://www.repubblica.it/economia/2013/09/29/news/disoccupati_c_ancora_un_mese_per_evitare_la_beffa_dei_rimborsi_fiscali-67521443/?ref=HREC2-2

lunedì 2 settembre 2013

Con la stretta sulle polizze vita sale l'Irpef: sei milioni pagheranno 200 euro in più l'anno


L'articolo del decreto assicura parte delle coperture al taglio Imu e per gli esodati. L'aggravio fiscale riguarderà in particolare i redditi fino a 55mila euro lordi. Tutti gli effetti del dimezzamento della detrazione sulle assicurazioni. Visco: il calo del debito non impone tagli perenni ai conti

di V. CONTE e R. MANIA
ROMA - Meno Imu, più Irpef. Per cancellare l'imposta sulla casa (per ora solo la prima rata), il governo farà salire quella sui redditi. Almeno per 6 milioni e 300 mila italiani che pagheranno 125 euro in più di Irpef sul 2013. E ben 201 euro sul 2014. Un salasso inatteso che sconfessa la filosofia "tax free", sbandierata in conferenza stampa da Letta e Alfano. "La copertura del decreto Imu è stata gestita senza alzare le tasse", aveva detto il premier. "È un provvedimento tax free che non porta altre tasse", si esaltava il suo vice. Così non è. Purtroppo. E a rimetterci sarà soprattutto il ceto medio, visto che la maggior parte di questi italiani, tartassati a sorpresa, ovvero il 90% di quei 6,3 milioni di contribuenti, è sotto i 55 mila euro lordi annui. E il 54% sotto i 26 mila euro. Tra loro, quattro milioni di lavoratori dipendenti e un milione e 300 mila pensionati.

L'ARTICOLO 12
Il guaio è nascosto nell'articolo 12 del decreto Imu, in vigore da sabato scorso. Lì si dimezza per quest'anno "il limite massimo di fruizione" per detrarre dall'Irpef il 19% dei premi di assicurazione sulla vita, contro gli infortuni e la non autosufficienza. Se fino ad oggi quel tetto era di 1.291 euro, per il 2013 diventa 630 euro. E addirittura 230 euro dal 2014 in poi. Appena un quinto. Tra l'altro l'operazione è ancora una volta retroattiva e dunque in violazione dello Statuto del Contribuente, una legge dello Stato che impone la valenza solo per il futuro delle norme fiscali. Che cosa significa in concreto? Se fino a pochi mesi fa - nella dichiarazione dei redditi di maggio - al rigo E12 del 730 si poteva "scalare" dall'imposta sui redditi un massimo di 245 euro (il 19% del vecchio tetto), dal prossimo maggio quel rigo potrà contenere al più 120 euro. E dal 2015 appena 44 euro. Con la conseguente impennata dell'Irpef.

CHI CI RIMETTE

Secondo gli ultimi dati disponibili, quelli delle dichiarazioni 2012 (dunque riferite ai redditi 2011), oltre sei milioni di italiani usufruiscono di questo vantaggio fiscale che costa allo Stato 685 milioni l'anno. Per di più vivono al Centro-Nord, oltre un milione nella sola Lombardia, mezzo milione ciascuno in Piemonte e Lazio. Un bonus che Vieri Ceriani - ex sottosegretario all'Economia con Monti e ora ascoltatissimo consigliere di Saccomanni - inseriva tra le "misure a rilevanza sociale" nell'ormai famoso Rapporto sull'erosione fiscale del 2011. "L'agevolazione esiste perché riduce l'intervento del welfare pubblico", conferma Dario Focarelli, direttore generale dell'Ania (assicurazioni). "Un domani, dovesse succederti qualcosa, peserai di meno sulle casse pubbliche. Ma l'effetto di questa norma, che giudichiamo estremamente negativa, si abbatterà soprattutto su chi vuole assicurarsi, sui cittadini". Su 65 miliardi totale di premi, il ramo della protezione ne vale 4. E chi vi ricorre lo fa non tanto come opzione di risparmio (in passato era così), quanto proprio per lasciare un capitale ai propri cari in caso di morte, infortunio o handicap grave. È vero che spesso questi prodotti sono abbinati alla previdenza integrativa. Ma ne sono del tutto svincolati e scelti a prescindere.

IL NODO COPERTURE
Il problema ora è tutto politico. Il bilancio dello Stato è veramente al limite. Lo si è visto nel tira e molla dei giorni scorsi sulle coperture al decreto Imu. Alla fine, per non spaventare Bruxelles e assicurare che il 3% del rapporto tra deficit e Pil non sarà valicato ancora, il governo ha pure messo una clausola di salvaguardia con il possibile aumento di acconti delle imprese (Ires e Irap) e delle accise (benzina inclusa). Il taglio alle detrazioni sulle polizze vale moltissimo: 458 milioni nel 2014, 661 milioni nel 2015, 490 milioni dal 2016. Un'enormità. Non facile da rimpiazzare. Se ne riparlerà durante l'iter di conversione parlamentare del decreto. Ieri il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha ammesso che i tagli ai conti pubblici sono recessivi, eppure hanno "contribuito a evitare scenari peggiori, a contenere e ridurre gli spread e a scongiurare nuove crisi di liquidità". Ma poi ha aggiunto che non saranno "permanentemente restrittivi". Non saranno cioè perenni.

http://www.repubblica.it/economia/2013/09/02/news/irpef_piu_cara-65715507/?ref=HREC1-4