Quando il prezzo per finanziare il debito pubblico sale, aumenta anche il costo della raccolta di capitali delle banche italiane. E, a cascata, questo rende il credito meno accessibile per famiglie e imprese
DICEMBRE IN ALTALENA – Aldilà della stabilità di oggi del differenziale tra i titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi, a quota 340 punti, con rendimento intorno al 4,7%, la situazione sembra essere precipitata in pochi giorni sulla scia della crisi di governo. Prima la decisione del Pdl di Silvio Berlusconi di ritirare l'appoggio al governo. Poi la mossa di Monti, che rimetterà il mandato prevedibilmente tra 8-9 giorni, non appena arriverà il via libera del Parlamento alla legge di Stabilità. Infine la decisione dello stesso Berlusconi di scendere nuovamente in campo. La reazione? Spread in risalita repentina fino ai 360 pb.
MA ESISTE LO SPREAD? – Il contrattacco è arrivato subito: Berlusconi ha addirittura negato l’esistenza dello spread – “Ma cosa ce ne importa? È un imbroglio, un’invenzione”. Eppure lo spread ci tocca da vicino. Quando il prezzo per finanziare il debito pubblico sale, aumenta anche il costo della raccolta di capitali delle banche italiane e, a cascata, questo rende difficile anche il credito a famiglie e imprese. E i dati di ieri di Bankitalia lo certificano. Insomma se i tassi di Bot, Btp e Cct sono alti, sono maggiori anche gli interessi dello Stato. Scrive La Stampa: “Quando il governo Monti entrò in carica, il Tesoro prevedeva di dover pagare nel 2012 94 miliardi di euro di interessi. Ad anno quasi finito, dopo varie oscillazioni il conto pare si fermerà a 86. Se avessimo dovuto accollarci i 94 miliardi, sarebbe stato necessario, ad esempio, appesantire di oltre un terzo in più l’Imu, altro che abolirla”.
IL PESO SULLE FAMIGLIE – Secondo uno studio di Crif di metà novembre (che analizza lo spread registrato dal secondo semestre 2011 in avanti, declinandone gli effetti nefasti in termini di mancati consumi delle famiglie e mancati investimenti fissi lordi delle aziende) cento punti base di aumento dello spread si traducono nel giro di tre mesi in un rincaro di 50 punti base sui tassi d'interesse applicati alle imprese e 30 su quelli pagati dalle famiglie per i mutui casa. L'incidenza degli oneri finanziari misurata sui mutui residenziali è rimasta sostanzialmente costante nel periodo di impennata dello spread (sui nuovi mutui le rate salgono di circa il 4% sottolinea il Crif). Ma si tratta solo dell'effetto ottico determinato dalla forte contrazione dei volumi erogati (-25% contratti al mese), “a causa di un vero e proprio crollo della domanda da parte delle famiglie e per le politiche più prudenti adottate dalle banche".
http://finanza.soldiweb.com/notizie/spread-un-dicembre-di-rialzi.-l-effetto-rincaro-sulle-famiglie#.UMml26V6we5
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