mercoledì 7 novembre 2012

Ha vinto Barak Obama ... la mappa elettorale

In barba alla crisi economica, a un Congresso dove i repubblicani hanno cercato più volte di mettere il bastone tra le ruote all'agenda della Casa Bianca e a una quantità di spot e veleni senza precedenti, gli elettori americani hanno confermato il presidente Barack Obama alla guida del Paese per altri quattro anni. Obama è il quinto presidente democratico a vincere un secondo mandato. Ma non è stato un trionfo come quello di quattro anni fa: Obama ha vinto un confronto durissimo e incerto.

Obama ha battuto lo sfidante repubblicano Mitt Romney in stati chiave come Colorado, Illinois, Iowa, Nevada, New Hampshire, Ohio, Wisconsin e Virginia. Tante vittorie ma tutte ottenute per un pugno di voti. E' finita con 303 voti elettorali per il presidente e 206 per Romney. Mancano all'appello i 29 voti elettorali della Florida, dove il risultato è ancora incerto. Potrebbe dunque finire 332 a 206 o 303 a 235.

Obama è in testa anche nel voto popolare, con lo spoglio quasi ultimato, ha un milione di voti in più, 55,2 milioni contro 54,1 milioni per Romney.

Nel discorso della vittoria, a Chicago, Obama ha promesso una nuova stagione di dialogo con i repubblicani, che hanno mantenuto il controllo della Camera. Il Congresso all'inizio del secondo mandato è molto simile a quello con cui Obama si è dovuto confrontare negli ultimi due anni e con il quale ha ottenuto poco o nulla. Ad aiutare il presidente saranno i democratici del Senato che non solo hanno mantenuto, ma hanno rafforzato la loro maggioranza.

La Camera. I Repubblicani hanno sottratto ai Democratici seggi in Kentucky, North Carolina e Pennsylvania. In Kentucky il rappresentante democratico Ben Chandler ha perso contro il repubblicano Andy Batt in una sfida che li aveva visti protagonisti nel 2010. In North Carolina i democratici dicono addio a tre seggi: Larry Kissel ha perso a favore di Richard Hudson, l'ex procuratore federale George Holding ha battuto il democratico Charles Malone per succedere Brad Miller (democratico anche lui), il repubblicano Mark Meadows ha avuto la meglio su Hayden Rogers aggiudicandosi il seggio detenuto dal democratico Heath Shuler. Lo speaker alla Camera John Boehner dell'Ohio ha detto che la maggioranza repubblicana “è stata la prima linea di difesa per gli americani contrari a un governo che spende, tassa e si indebita troppo”. I democratici avrebbero dovuto guadagnare 25 seggi per conquistare il controllo della Camera, i cui membri sono 435. Nel 2010 il controllo è passato ai repubblicano, all'epoca capaci di strappare 63 seggi ai democratici.

Il Senato. I democratici mantengono la maggioranza al Senato e conquistano tre seggi che appartenevano ai repubblicani. L’ex governatore del Maine Angus King, indipendente, ha infatti vinto il seggio del Maine che apparteneva alla repubblicana Olympia Snowe, prossima alla pensione. Joe Donnelly rimpiazza invece il repubblicano Richard Mourdock in Indiana, mentre Elizabeth Warren ha battuto Scott Brown in Massachusetts diventando la prima donna dallo questo stato ad essere eletta al Senato.I repubblicani avrebbero dovuto aggiudicarsi quattro seggi per passare al comando del Senato, composto da 95 seggi.

I governatori. Con le vittorie in North Carolina, e le rielezioni in Utah, North Dakota e Indiana, il partito repubblicano conta il maggior numero di governatori (pari a 30) dal 2008. Fino a ieri, i democratici contavano otto degli 11 governatori su cui ieri gli elettori sono stati chiamata a votare per rispettivi capi di governo. La mossa non fa che continuare l'impresa iniziata due anni fa, quanto i repubblicani in scia a uno scontento dovuto alla crisi economica strapparo 11 cariche da governatore ai democratici.Nessun vincitore è ancora stato nominato in Montana e Washington. I democratici sono riusciti a mantenete il New Hampshire.

I referendum. Alcuni elettori non hanno votato solo per scegliere il loro presidente ma anche per esprimersi su alcune questioni riguardanti esclusivamente lo stato in cui vivono.

Marijuana. Colorado e lo stato di Washington inaugurano una nuova stagione negli Stati Uniti d'America:la marijuana può avere un uso ricreativo. In Oregon invece questa misura non è passata.Il via libera non ha precedenti nella storia degli Stati Uniti e le sue conseguenze saranno guardate attentamente da tutto il mondo. I due stati diventano comparabili ad Amsterdam, dove la marijuana è completamente legalizzata. Bisognerà però aspettare mesi, se non un anno, prima che persone dai 21 anni ed oltre possano gioire della vendita legale della sostanza.

In Colorado è la seconda volta che gli elettori dello stato si sono espressi su questa misura. Era il 2006 e allora l'iniziativa prevedeva la rimozione di qualsiasi provvedimento nei confronti di chi, almeno 21enne, fosse trovato in possesso della cannabis. L'emendamento votato oggi (il numero 64) si concentra invece su un sistema completo per regolare la coltivazione e vendita di cannabis, che verrà tassata in modo simile ad alcolici e tabacco. Nello stato di Washington la coltivazione personale resta invece illegale.

Secondo alcuni analisti, lo stato genererà così incassi stimati tra cinque e 22 milioni di dollari all'anno. Altri si spingo fino a 60 milioni di dollari entro il 2017.

Matrimonio gay. Via libera alle nozze tra persone dello stesso sesso in Maine e Maryland. Ancora incerto l'esito sulla stesso referendum nello stato di Washington. Sale così a otto il numero di stati dove il matrimonio tra omossessuali o lesbiche è legale a cui si aggiunge il Distretto della Columbia (Washington DC). Fu il Massachusetts nel 2004 a diventare il primo stati americano a dare il via libera alle nozze gay. Hanno fanno seguito Iowa, New York, Connecticut, New Hampshire, Vermont e Washington DC.

Quest'anno è stato Obama ad essere il primo presidente ad approvare questo tipo di unioni, cambianto la posizione assunta durante la campagna elettorale del 2008.

A portare alle urne la questione in Washington e Maryland sono stati gli oppositori alle nozze gay che così speravano di ribaltare leggi già in vigore e firmate dai rispettivi governatori democratici.

http://america24.com/2012/mappa-elettorale-usa

1 commento:

  1. Debito, tasse, rilancio dell'occupazione e dell'industria, regolamentazione finanziaria, piano energetico e climate change, investimenti militari: in uno speciale di 10 pagine dedicato alle elezioni Usa, Il Sole 24 Ore propone domani la guida alle grandi sfide economiche che aspettano il nuovo presidente americano fino al 2016.

    Un approfondimento particolare è dedicato agli aspetti più critici del rapporto con l'Europa e con l'Italia. E ancora: le attese dei mercati, i settori più promettenti in questa fase a Wall Street, la politica della Fed e le ricadute sui titoli di Stato europei. Infine, una galleria di tutti i presidenti Usa, dalla Grande Depressione ad oggi: per ciascuno viene proposta una parola chiave come riassunto simbolico della corrispondente stagione politica.

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