mercoledì 2 gennaio 2013

Gli Usa evitano il precipizio: anche la Camera approva la legge sul Fiscal Cliff. Obama: mantenute le promesse


NEW YORK - È fatta: anche la Camera ha approvato il pacchetto varato dal Senato la notte di Capodanno liberando l'America dall'incubo del fiscal cliff e rassicurando i mercati: gli indici asiatici sono già tutti al rialzo e ci si aspetta un avvio positivo sia in Europa che negli Stati Uniti. Non che il passaggio di questa legge alla Camera sia stato facile.
La destra repubblicana si è ribellata in larga maggioranza contro il presidente John Bohener, spaccando il partito. Guidata dal leader Eric Cantor, la nemesi di Boehner, la destra repubblicana, fino a 150 deputati ha prima minacciato di non votare, ha poi paventato il rischio di usare complicazioni procedurali per ritardare il voto fino a domani, quando si insedierà il nuovo Congresso, con il rischio di voler ricominciare tutto da capo. Infine Cantor ha chiesto di apportare emendamenti da riproporre al Senato soprattutto sul versante della spesa. Ma ciascuna delle manovra ostruzionistiche è stata deviata sia da Boehner che dalla leadership democratica guidata da Nancy Pelosi. Dopo ore interminabili di grande tensione, Cantor ha dovuto cedere le armi e accettare che il compromesso repubblicano fosse portato al voto per un si o per no, senza dibattito.
Così, dopo aver danzato per quasi 24 ore con il pericolo molto concreto di un precipizio dal Fiscal Cliff, poco prima della mezzanotte, l'America ha vinto: i termini dell'accordo del Senato non cambiano, la maggioranza è stata di 257 voti a favore e 167 voti contrari, di questi 151 repubblicani e 16 democratici. L'alleanza che ha potuto evitare la rupe fiscale è dunque dominata dai democratici, un risultato meno coeso di quello che si è avuto al Senato dove lo sforzo bipartisan è stato schiacciante con 89 voti a favore e solo 8 voti contrari.
Ma l'importante era andare avanti. E a quel punto tuttoha subito una accelerazione: subito un brindisi a caldo per un 2013 costruttivo, l'auspicio che entro due mesi si possa superare anche l'altro capitolo irrisolto del Fiscal Cliff quello che riguarda i tagli di spesa. E il presidente Barack Obama, dopo un breve discorso alla Nazione, visibilmente soddisfatto per una delle più importanti vittorie politiche della sua presidenza è subito ripartito su Air Force One per tornare alle Hawaai e terminare la vacanza con la famiglia: «Questo è il percorso per il futuro - ha detto il presidente prima della partenza - un percorso che tiene conto degli interessi della nazione prima che di quelli della politica». Come abbiamo detto, il Fiscal Cliff è stato risolto solo per metà, resta aperto il capitolo dei tagli alla spesa, sarà un capitolo difficile, ma ci sono ancora due mesi per poterlo chiudere.
Nel frattempo ha colpito l'intransigenza dei repubblicani più conservatori alla Camera, guidati dal capo della maggioranza Eric Cantor. Risultato: l'America si è trovata tecnicamente per quasi 24 ore al di là della rupe fiscale. Questo per dare un'idea di quanto tesa, difficile, astiosa fosse l'atmosfera a Washington dove si sono vissute lunghe ore di confusione e preoccupazione.
Questa la fotografia nella notte americana, con una novità: sul fronte politico si è fatta più dura la battaglia interna al partito repubblicano, da una parte il presidente della Camera John Boehner, favorevole a una ratifica o comunque a un voto della Camera, dall'altra Eric Cantor, il capo della maggioranza, schierato contro Boehner con l'obiettivo di metterlo in difficoltà nel suo ruolo di presidente della Camera alla vigilia dell'arrivo del nuovo Congresso, domani mattina. La situazione è dunque complessa, la debolezza e la spaccatura del partito repubblicano si aggiunge come una variabile impazzita alla già difficile equazione che vedeva e vede differenze ideologiche sulla carta insanabili fra democratici e repubblicani
Anche tra i democratici si era consumato un dramma simile seppur in tono minore: la sinistra del partito si ribellava all'idea di aumenti delle tasse per redditi molto elevati che riguardavano solo il 2% più ricco della popolazione. Ma Joe Biden, dopo un eccellente lavoro di mediazione fra i suoi vecchi compagni del Senato riusciva a galvanizzare con l'aiuto di Nancy Pelosi il maggior numero di democratici possibile per un voto a favore dell'intesa, evitando eccessive defezioni degli esponenti più liberal e meno propensi a concessioni. La scommessa era quella di poter isolare i due estremi dei partiti e di ottenere una solida maggioranza con il voto di centro di ambo i partiti, una classica soluzione bipartisan vecchio stile dunque, che avuto successo: solo 16 democratici hanno negato il voto alla leadership.
In effetti il compromesso raggiunto al Senato era inadeguato sotto molti punti di vista. Genera nuove entrate per 600 miliardi, meno anche degli 800 inizialmente accettati dai repubblicani. I tagli automatici alla spesa per 110 miliardi nel 2013 sono solo rinviati di due mesi. Mancano inoltre gli obiettivi per ridimensionare di 4.000 miliardi in dieci anni il disavanzo pubblico e di riformare i grandi programmi di spesa, sanitaria e pensionistica. Anzi, il nuovo accordo produce oggi un aumento del disavanzo pubblico di 4000 miliardi.
Le più importanti misure prevedono un incremento al 39,6% dell'aliquota sui redditi superiori ai 400.000 dollari per contribuenti individuali e ai 450.000 dollari per le coppie. Vi saranno un aumento dal 35% al 40% della tassa di successione sulle eredità superiori ai 5 milioni e un aumento dal 15% al 20% delle tasse sui guadagni di capitale per coloro con redditi superiori ai 450.000 dollari. Nel pacchetto ci sono inoltre riduzioni delle deduzioni fiscali per i redditi elevati. Fra i provvedimenti favorevoli ai democratici spicca un prolungamento dei sussidi alla disoccupazione, che sarebbero scaduti due giorni fa e riguardano oltre 3 milioni di americani. I democratici hanno anche ottenuto un contenimento dell'alteranative minimum tax, un meccanismo che elimina deduzioni fiscali e che avrebbe colpito i ceti medi. Il meno peggio dunque, ma, di questi tempi, pericolosi per l'economia anche il meno peggio dovrebbe essere accettabile se consente di guadagnare tempo.


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